Indivisibili. Sceneggiata napoletana e tragedia
Immaginate di stare a teatro. Un teatro dove su una metà del palco viene rappresentata una tragedia shakespeariana e nell’altra metà una sceneggiata napoletana. Tensione e sangue misti a musica e folclore e l’attenzione che si sposta da Laurence Olivier a Mario Merola, senza capire se si sta assistendo alla versione capovolta di “Romeo e Giulietta” (dal divieto di stare insieme al divieto di dividersi) o a quella rimaneggiata di “Lacrime napulitane” (dal padre e marito che lascia figlia e moglie a figlie e moglie che lasciano padre e marito). Con il risultato di rimanere più affascinati che turbati, convinti ancora una volta di quanto sia sottile la linea di demarcazione tra la bellezza e lo squallore, l’armonia e la dissonanza, l’attrazione e la repulsione.
Lasciamo il teatro per tuffarci nel cinema. Esattamente in quello di Edoardo De Angelis, trentottenne regista campano che, dopo “Mozzarella Stories” (2011) e “Perez” (2014), ha vinto con “Indivisibili” il “Premio Pasinetti” alla Mostra del Cinema di Venezia 2016 ed è rimasto in lizza fino all’ultimo per la candidatura all’Oscar per il miglior film straniero. Quello che abbiamo immaginato davanti al palco si concretizza sullo schermo.
Siamo a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Due gemelle siamesi, Viola e Dasy (le splendide esordienti Angela e Marianna Fontana) vivono in una villetta squallida anche se piena di moderni elettrodomestici. Hanno una bella voce e con i proventi delle loro esibizioni ai matrimoni, alle feste e nelle serenate di innamorati sostengono l’intera famiglia. A gestire gli affari ci pensa soprattutto il padre (Massimiliano Rossi) che le ha trasformate in fenomeno da baraccone per lucrare su superstizioni e credenze popolari. Due incontri sconvolgono la vita delle ragazze ormai diciottenni e i piani dell’intera famiglia: quello con un libertino sedicente produttore cinematografico interessato più che altro alla loro diversità sessuale e quello con un chirurgo che si dichiara disponibile ad effettuare l’intervento che potrà farle vivere separate. Tutto precipita. Dasy smette di credere in quello che le dice il genitore e accarezza il sogno di una vita normale per poter viaggiare, ballare, bere, fare l’amore senza temere di procurare del male alla sorella; Viola non riesce a concepire una vita da single e teme le conseguenze di quel distacco; in famiglia esplodono liti e rancori. La sceneggiata napoletana diventa tragedia, si tinge di fughe, paure, ansie, tuffi di disperazione, false stimmate su Madonne pagane, sangue. La sequenza finale (che fa da contrappunto allo squallido rientro a casa delle lucciole del litorale Domizio che aveva aperto il film) è un poetico affresco alla tenerezza e sembra voler suggerire che, a volte, la crescita è dolorosa perché comporta la rinuncia a una parte di se stessi.
Edoardo De Angelis ha visto ancora una volta Napoli come “una calamita di storie, un faro per l’immaginazione”, una terra di musical e melodramma (con le canzoni di Enzo Avitabile a ricordarci la malia del Sud) che “rappresenta tutto quello che c’è di bello e di brutto al mondo, e lo contiene nello stesso metro quadrato”. Con un particolare che rende meno gratuito l’accostamento alla patria di Shakespeare di cui sopra: il richiamo alla vicenda delle due gemelle siamesi inglesi realmente esistite – Daisy (con la i) e Violet Hilton – che si esibirono in diversi spettacoli, compreso il film “Freaks” che Tod Browning realizzò nel 1932. Castel Volturno come Brighton, la Campania di oggi come l’Inghilterra della prima metà del Novecento.
Cos’è, pertanto, questo “Indivisibili”? Un’amara favola realistica? Una storia d’amore tra sorelle? Un reality sul conflitto uomo-ambiente? Una denuncia al degrado, al malaffare, all’egoismo, al paganesimo atavico, al materialismo della religione e alla superstizione? Una tesi sulla difficoltà di essere normali? Una riflessione sul dolore della separazione e della lacerazione dei corpi? Troppi interrogativi che non sminuiscono il valore dell’opera. Tutt’altro: se visti come “ricchezza di contenuto”, infatti, autorizzano a trovare risposte personali. Vicenda dalle mille letture che, come accade spesso, ha valori universali e va oltre le intenzioni di chi le racconta per confluire in quel miscuglio di immaginazione e realtà che sembra esclusiva prerogativa del cinema, ma che, a ben riflettere, è solo un riflesso della vita.
Italo Spada
Indivisibili
Regia: Edoardo De Angelis
Con: Marianna e Angela Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, Toni Laudadio, Peppe Servillo
Italia, 2016
Durata: 100’