LA SCUOLA LUOGO DI CULTURA. UNA RESPONSABILITA’ CONDIVISA?
Si è tenuto a Roma, su iniziativa della Senatrice Paola Binetti, il convegno LA SCUOLA LUOGO DI CULTURA. UNA RESPONSABILITà CONDIVISA?, organizzato da Associazione Pedagogica Italiana, in collaborazione con Università Roma Tre e LUMSA. L’intenso pomeriggio si è aperto con la prima relazione di Mario Rusconi, Presidente Associazione Nazionale Presidi, dal titolo:La scuola-specchio o filtro del disagio culturale? Dal suo quesito iniziale «Perchè la scuola sta perdendo terreno negli ultimi 25 anni?» il relatore ha sviluppato una sintetica ma efficace analisi affermando «non possiamo sottacere la negatività che la scuola incontra quotidianamente legata alla crisi del mondo-adulto, del pianeta-istituzioni, della spesso diffusa indifferenza dell’opinione pubblica, alla quale – con uno scatto di ottimismo – dobbiamo poter contrapporre orizzonti di speranza, intrisi di impegni professionali proficui ed efficaci. È necessario, infine, prestare particolare attenzione alla complessità ambientale, legata ad una carenza o ad una cattiva gestione della conoscenza (disvalori comunicati dai media, giovanilismo, pedagogia della cattiveria ecc.). Tutto ciò implica un dover ripensare i processi ed i modelli organizzativi, in cui il cambiamento sociale non può essere realizzato esclusivamente dall’innovazione mediatica». Da ultimo ha indicato nel neologismo Benaltrismo (nato dall’espressione «c’è ben altro da fare») l’atteggiamento diffuso sia tra i genitori sia tra gli insegnanti di non attivarsi negli interventi suggeriti e opportuni a causa della loro presunta scarsa incidenza.
L’intervento di Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, dal titolo Dante e l’Europa: la nostra identità si è focalizzato sull’importante ruolo svolto dalle scuole italiane all’estero, ha ribadito l’interesse sempre più effettivo verso la lingua e la cultura italiane, spaziando da eventi culturali e letterari, a manifestazioni enogastronomiche, a mostre e espressioni artistiche teatrali, musicali, cinematografiche. La crescente movimentazione dei flussi internazionali ne è la prova, altro fattore da non sottovalutare è la promozione della nostra lingua nel mondo attuata anche attraverso i discorsi pubblici degli ultimi tre Papi che hanno scelto di tenerli in italiano.
La senatrice Maria Laura Mantovani nella sua relazione Divario digitale e necessità di capitale umano, si è soffermata con molti particolari e esempi chiarificatori sui rischi del prossimo futuro in Italia se dovesse rimanere l’attuale divario digitale: esclusione sociale, divario di genere, esclusione dal mercato de lavoro, rischio di automazione, perdita di competitività, perdita di prosperità del Paese, perdita di libertà e democrazia, garanzia di equità e perdita di diritti. Il ritardo sulle competenze matematiche e digitali (TIC= tecnologia, informazione, comunicazione) in Italia risulta molto netto in confronto alle altre nazioni, deve essere colmato se si vogliono affrontre le sfide contemporanee e future. La cultura matematica e scientifica, al pari di quella umanistica e artistica, è indispensabile per la formazione integrale della persona. Bisogna puntare «sulle 4 C: creatività, comunicazione, collaborazione, pensiero critico». Nell’argomentazione a favore delle competenze matematiche, la relatrice ha richiesto una maggiore attenzione nel sostenere la possibilità di scegliere tra tutti i percorsi di studio, ha invitato a evitare di adeguarsi passivamente ai pregiudizi (la matematica non è per tutti) e a superare le disuguaglianze tra Nord e Sud Italia, tutto ciò può avvenire se si arriva a integrare la scuola e il lavoro. Anche gli insegnanti e i genitori devono coadiuvare questo processo affinché si scelgano degli strumeti nuovi per insegnare la matematica in modo distensivo e adatto a tutti.
Nell’intervento di Gabriella Aleandri, dell’Università di RomaTre, si è esaminata la Sintesi culturale: difficile ma possibile. I soft-skills e gli hard-skills rappresentano uno dei temi più attuali nel dibattito internazionale: con la prima espressione intendiamo le competenze specifiche e i saperi disciplinari mentre con la seconda si definiscono quelle competenze trasversali che possono oggi essere oggetto di processi di insegnamento/apprendimento. «Tuttavia, più che parlare di saperi e di skills, preferiamo parlare di cultura/culture, termine che consente di rappresentare molti significati, può essere considerata come una rete di significati continuamente riformulata dalle conoscenze, abitudini, consuetudini, interazioni, pratiche sociali, “valori”, e altro ancora». Passando in rassegna alcune teorie filosofiche di Feyerabend e Nussbaum, si è approfondita l’attualità dell’educazione ai saperi e alla cultura umanistica. Bisogna trascendere i localismi, figurarsi simpateticamente l’altro e
puntare su un anarchismo epistemologico. Il quesito iniziale sussiste: oggi, in un mondo dominato dalle tecnologie, ha ancora senso e utilità la cultura umanistica?
La senatrice Paola Binetti, della Commissione Infanzia, ha espresso alcuni concetti per evidenziare il percorso che la scuola deve intraprendere per raggiungere l’unitarietà del modello formativo. A causa del veloce progresso del mondo contemporaneo, molti fenomeni convergenti incoraggiano la flessibilià e la collaborazione, gli stili di vita sono cambiati anche per la digitalizzazione, già presente negli ambiti professionali e di studio. Per questi fatori bisogna aiutare gli insegnanti, che sono l’anello di congiunzione, a saper lavorare in equipe per condividere la responsabilità intellettuale. Indispensabile, afferma la Binetti, affrontare la vita delle scuole con intelligenza, quella emotiva in particolare, permette di interagire con i sentimenti delle persone. Nonostante le numerose riforme scolastiche approvate e abrogate negli ultimi 10 anni, non si è ancora riusciti a trovare «la difficile sintesi che rappresenta la dorsale del sistema formativo italiano e che richiede di rinnovare costantemente la ricerca del punto di equilibrio tra l’approccio umanistico alla conoscenza e l’approccio STEM, basato sulle discipline scientifiche, tecniche e matematiche».
L’auspicio delle Binetti è che nel prossimo futuro le università saranno in grado di impartire i saperi e dare le abilità per divulgarli ai ragazzi.
In conclusione del convegno è avvenuta la Premiazione del Premio As. Pe. I. 2019. (www.aspei.roma.it)