Impegno sociale e scrittura: a colloquio con Daria Martelli
Teatro. In scena per far riflettere, uscito lo scorso dicembre 2020, è una raccolta della produzione teatrale di Martelli, ma soprattutto un itinerario, in cui l’A. esplicita le sue riflessioni e la sua poetica teatrale.
Scrittrice versatile, storica sociale, come lei stessa si definisce, passa con disinvoltura dalla saggistica alla narrativa, dal teatro al giornalismo. Numerose le collaborazioni: al quotidiano «Il Gazzettino», a varie riviste e alla RAI. Ha fatto parte del Forum di Ateneo per le politiche e gli studi di genere dell’Università di Padova. Della sua vasta produzione ricordiamo per la saggistica: Scrittrice o scrittore? Una ricerca di genere sulla creatività letteraria (2015), uno studio sull’emarginazione femminile nella società letteraria attraverso numerosi esempi di scrittrici; Polifonie. Le donne a Venezia nell’età di Moderata Fonte (seconda metà del sec. XVI), (Premio «Il Paese delle donne», 2011), un affresco della condizione femminile nella società veneziana tra tardo Rinascimento e inizio della Controriforma; per la narrativa, i romanzi: Le vite di Fabrizia, (1997), la complessità della vita rappresentata attraverso quattro punti di vista; Il riso della soubrette, (2001), un’indagine sulla complicata quotidianità e psicologia dei personaggi; More veneto, (2017), il percorso di vita della protagonista, Lorenza, intrecciato con quello di un’antica scrittrice veneziana dimenticata, in una Venezia unica, autentica, che sa di muffa e di gatto. Per la bibliografia completa si veda il sito: http://wwwdariamartelli.it
Tra suggestioni di antiche leggende e precise ricerche sui documenti, alcuni lavori teatrali dell’A. rimandano alla storia, quella lontana del Cinquecento o quella recente del Novecento, su tematiche ricorrenti: la condizione femminile, osservata con spirito critico attraverso gli stereotipi e i condizionamenti; complesse problematiche sociali e ambientali; la difficoltà del vivere quotidiano. Nella creatività della rappresentazione fantastica, passato e presente s’intrecciano sapientemente in una scrittura agile, ricca di stimoli.
A Daria Martelli chiediamo:
Come si può passare da un genere letterario all’altro e qual è quello che preferisce?
Diversi sono certamente due modi di espressione, quello critico dei saggi e quello d’invenzione, proprio della narrativa e del teatro. Pratico entrambi, usando ogni volta diversi strumenti concettuali e culturali, come del resto molti altri autori, secondo la complessità della loro formazione culturale, basti citare Italo Calvino e Umberto Eco. Al contrario contigui sono un certo romanzo e un certo teatro, come i miei romanzi, che danno visibilità alle scene e fanno parlare i personaggi, e le mie pièces, che sono un «teatro di parola». Comune alle mie opere d’invenzione è soprattutto l’ispirazione tratta dalla realtà, quella di oggi o quella storica. Applicarmi a un’opera o a un’altra dipende dalle occasioni della vita.
Quanta parte ha avuto il teatro nella sua vita?
Il teatro, inteso come fatto teatrale nelle sue varie componenti, testo drammatico, allestimento, rappresentazione, è stato tra le esperienze più interessanti. Fare teatro ha una sua attrattiva in quanto coinvolge più persone con la loro presenza fisica, l’autrice, la o il regista, gli attori e le attrici, il pubblico presente, e ha una risonanza mediatica. Peraltro quest’arte, per avere il suo compimento sulla scena, incontra grandi difficoltà economiche, per i costi dell’allestimento, in particolare le incontra il nuovo teatro delle donne, autrici e registe, che propone nuove tematiche.
Quale importanza ritiene abbia il teatro per i giovani e la scuola?
Il teatro è un’importante esperienza formativa e dovrebbe trovare posto normalmente nella scuola di ogni grado, in particolare in quella secondaria, mentre oggi vi entra sporadicamente per l’iniziativa di singoli insegnanti di buona volontà. Agli alunni e alle alunne si dovrebbe proporre non solo lo studio di testi teatrali che offrano spunti di riflessione, ma anche l’esperienza diretta della drammatizzazione, fornendo loro l’occasione di essere soggetti in un’azione e creazione collettiva, all’interno della scuola. Qui occasionalmente dovrebbero portare la loro competenza autrici e autori, registe e registi, attori e attrici.
Quanto importanti sono l’impegno sociale e la ricerca storica nella sua produzione?
Nei miei saggi mi sono occupata di storia di genere, una nuova storia, che nei suoi settori, sociale, letterario, artistico, scientifico, è nata negli anni Settanta del Novecento e si è molto sviluppata in quelli seguenti, ma solo negli anni Duemila è stata tardivamente legittimata nella cultura ufficiale. Questa storia illumina il retroterra, rimasto sempre in ombra, della parte femminile dell’umanità; praticarla è una forma di impegno culturale e sociale insieme.
Quali messaggi vuole trasmettere alle nuove generazioni con la sua scrittura?
I giovani e le giovani devono avere consapevolezza dei problemi sociali del nostro tempo, che affondano le radici nel passato storico; questa consapevolezza si acquisisce con certi libri e un certo teatro, e non meno con l’informazione e con la partecipazione alla vita culturale e politica. In particolare le giovani devono impegnarsi, ciascuna nel proprio ambito, per promuovere la parità di genere, ancora incompiuta, e il progresso della condizione femminile, che nel nostro paese mostra gravi aspetti di arretratezza, come, tra gli altri, la persistenza di pregiudizi e i frequenti rigurgiti di misoginia, l’imperversare della violenza di genere, la disparità di fatto nelle carriere e nelle retribuzioni.
L. Zaramella