Al Museo di Roma esposte le tavole originali di 40 anni del fumetto italiano: una summa critica che aiuta ad inquadrare le nostre eccellenze della nona arte.
Fino al 24 aprile 2016 è in corso al Museo di Roma in Trastevere la mostra Fumetto italiano, cinquant’anni di romanzi disegnati. Romanzo disegnato traduce e coincide con l’espressione più attuale Graphic Novel che definisce il romanzo a fumetti disegnato da un unico autore e concluso in un unico volume. Le firme più prestigiose e note sfilano sotto gli occhi del numeroso pubblico di appassionati della nona arte: a partire dal 1967 – data post quem si catalogano i romanzi disegnati – con il capolavoro Una ballata del mare salato di Hugo Pratt si viaggia lungo i decenni successivi con, tra gli altri, Le straordinarie avventure di Pentothal a firma del compianto Andrea Pazienza per traguardare ai nostri giorni con Dimentica il mio nome di Zerocalcare. 40 anni di romanzi in circa 300 tavole originali collocate in ordine cronologico si snodano lungo il percorso di questa prima e pregevole collettiva del fumetto italiano: le opere rappresentano tutti i generi narrativi e le forme editoriali, con biografie e romanzi d’avventura, trame satiriche e trasposizioni di opere letterarie. Questa summa della miglior produzione del fumetto italiano consente di spaziare con sguardo critico sugli ultimi decenni e di individuare le punte di diamante che hanno attirato l’attenzione in ambito anche internazionale, e non sono solo firme maschili. Accanto a Crepax, Magnus, Visintin, Girardelli, Corona scopriamo Pia Valentinis con Ferriera del 2014.
Un coraggioso esempio di narrazione autobiografica contestualizzata nella società italiana degli anni 50/70: la Valentinis si immerge con affetto e dolore nella vicenda umana del padre Mario, che sostiene il ruolo di capofamiglia ìfin dall’età di 16 anni a causa dell’improvvisa morte del padre, caduto dal tetto di un capannone. Mario emigra in Australia ma ritorna a Udine come operaio in una fonderia, da cui il titolo, consapevole dell’impegno fisico massacrante e dell’ambiente infernale, con l’orgoglio di essere tra quei pochi compagni “che lo sapevano fare”. Le sequenze di vita familiare si alternano a quelle in fabbrica con un risultato convincente e una trama narrativa sostenuta da vivide emozioni; quest’opera prima dell’illustratrice – di cui ammiriamo di solito le soluzioni grafiche e artistiche nei libri per bambini – merita di essere annoverata in quest’ottima panoramica italiana del fumetto d’autore.
Claudia Camicia