Ci dica, dottore: è Covid?
Ci dica, dottore: è Covid?
Diagnosi in corso. Intanto, procediamo con l’anamnesi.
Luogo e data di nascita ufficiale: Parigi, 28 dicembre 1895.
126 anni. Una bella età, non c’è che dire. Se muore, ci si consola pensando che, in fondo, la sua vita l’ha vissuta. E pensare che, sin da quando emise il suo primo vagito, pediatri di diversi paesi scossero la testa. ‹‹Diverte – dissero al genitore 1 (Auguste) e al genitore 2 (Louis), – ma farà poca strada. Borghesi e intellettuali non accetteranno mai questa pagliacciata. Andrà di moda per qualche anno e poi farà la fine di tutti i giocattoli: accantonato in soffitta››.
Non fu così. Dopo l’asilo alla scuola Pathé e le elementari al seguito del maestro Méliès, raggiunse altri paesi europei ed emigrò in America. Grazie alle lezioni di validi e geniali docenti (i proff. Dreyer, Pastrone, Griffith, ecc.), maturò di anno in anno. Divenne tuttologo, prestigiatore e trasformista: faceva ridere con gli scherzi di un monello e piangere con il dramma di due orfanelle; sognare con il mago di Oz e inorridire con Amleto.
Quando arrivò la prima vera pandemia si imboscò. Come tutti. Con gli uomini contro, quella grande parata che prometteva orizzonti di gloria si rivelò una grande illusione.
Tornò a circolare a fine lockdown, quando gli uomini si resero conto di avere versato inutilmente troppe lacrime. Divenne missionario di pace e spalancò le porte di casa sua. Invitò a lasciare trincee e rifugi per rimanere qualche ora gomito a gomito con sconosciuti vicini, snocciolare arachidi, masticare gomma americana, constatare che il sangue era salsa di pomodoro e che i morti della sera rinascevano il giorno dopo.
Nel 1927, dopo 32 anni di vita, sapeva scrivere, ma non aveva ancora pronunciato una sola parola. Trovò la sua Lourdes in California, nella clinica dei fratelli Warner e grazie al chirurgo Alan Crosland. Per la gioia che gli esplodeva dentro, cantò ancor prima di parlare. Si levò un Oh di meraviglia che, a dispetto delle perplessità avanzate dal dottor Chaplin che aveva sentenziato “Stiamo assistendo alla sua morte. Con la mimica si faceva capire da tutti; la parola lo renderà incomprensibile a chi non parla inglese”, divenne un coro di applausi.
Tre anni dopo era già poliglotta. E fu allora che gli uomini (che mascalzoni!) cercarono di strumentalizzarlo e di strattonarlo. ‹‹Nessuno meglio di lui sa impartire lezioni alla massa››, decisero i politici. E allora… via col vento! Lo reclutarono per le campagne elettorali, per propagandare il razzismo, per istigare all’odio e all’intolleranza. Credevano fosse viagra e si rivelò virus; non la solita influenza stagionale, ma una seconda e ben più grave pandemia. Ne fu contagiato e si ammalò gravemente.
Non morì sotto le macerie, ma quando passò la tempesta capì che era arrivato il momento della verità. Smise di raccontare solo avventure e si aggirò per le strade a servizio di chi andava sostenendo che non era più il caso di sognare a occhi aperti perché la realtà era ben diversa dalla fantasia. Diede il suo contributo indicando la strada della ricostruzione, ravvivando amarcord e speranze, parlando a grandi e piccini, colorando il futuro, accogliendo senza distinzione di sesso, ceto, credenze politiche e religiose. Accorsero in massa e fu inevitabile stabilire un po’ di ordine precisando che in quella casa comune bisognava entrare in orario e, soprattutto, rispettando il divieto di fumare.
Intanto, si erano rifatti vivi i pessimisti della prima ora. Profeti di sventura – buoni, brutti e cattivi – lo misero sull’avviso a suon di sberle e con il crepitio delle colt: “Il tuo posto in soffitta – gli dissero – è sempre libero. Si avvicina la resa dei conti. Preparati la bara!” Sul prato dell’etere, per un pugno di dollari in più, stava galoppando un nemico all’orizzonte e, là dove c’era una volta il west, ombre rosse si addensavano minacciose.
Il quinto potere lo scosse, ma non l’affossò. La morte annunciata lo fece ancora più bello; la minaccia (non aprire quella porta!) gli rese il cuore impavido. Da settima arte qual era, chiese aiuto alla tecnologia, moltiplicò le stanze del suo palazzo, stipulò patti con il nemico, si adornò di premi e riconoscimenti collezionati in tutto il mondo: statuine, coppe, diplomi, oggetti d’oro (leoni, palme, orsi, stelle, conchiglie, pardi…). Poi…
Poi questo improvviso profondo rosso dei nostri giorni.
Ci dica, dottore: la prognosi?
Riservata. Per il momento c’è un DPR da rispettare, va ricoverato in terapia intensiva e messo in quarantena; poi si vedrà.
Guarirà?
Speriamo, speriamo… Ha la pellicola dura!
Italo Spada
(italospada@alice.it)
,